Per ovvi motivi di scarsità di informazioni è un personaggio visto nei secoli in modo controverso: prima come una tiranna-usurpatrice e poi come una delle donne della Storia antesignane del femminismo. Sicuramente un grande carattere. E ancora una volta la testimonianza che per essere "credibili" ci vuole l'imprimatur di un uomo e anche un pò il mascherarsi (figurato o nell'aspettto) da uomo. Tanti i siti internet che parlano della Faraone del 1450 a.C, avete da sbizzarrirvi. Io riporto solo qualche stralcio, ma il suo Regno è stato uno dei più fruttuosi anche per la civiltà. Nelle foto (dal web) la sua Sfinge e i ritratti di lei, ora nei Musei più importanti del Mondo.
« Allora sua maestà disse loro: “Questa mia figlia, Khnumetamun Hatshepsut- possa essa vivere!- ho deciso che siederà sul mio trono dopo di me… lei potrà dirigere il popolo in ogni aspetto del lavoro di palazzo; essa infatti potrà condurvi. Ubbidite alle sue parole, unitevi tutti sotto il suo comando.
I nobili di sangue reale, i dignitari e i capi del popolo ascoltarono questo proclama in favore di sua figlia, la Regina dell'Alto e Basso Egitto, Maatkare- possa essa vivere in eterno. »
All’inizio, pur essendo rappresentata con attributi femminili, ella si afferma come faraone. Poi adotta il costume maschile, il protocollo dei re, sopprime la desinenza femminile nei suoi nomi e nei suoi titoli e porta la barba posticcia e la doppia corona.
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Hatshepsut era una donna molto attraente. Uno dei suoi ritratti più belli è costituito da una sfinge dalla testa umana esposta al Metropolitan Museum of Art di New York. I tratti del viso sono delicati e volitivi al tempo stesso. La mummia di Hatshepsut, che ne ha conservato i lunghi capelli, è una delle più commoventi. Nonostante la maschera della morte, si intuisce una forte personalità, un’energia potente unita al fascino di una femminilità radiosa. Grazie all’opera dei suoi predecessori, Hatshepsut vive un’epoca di pace. Ne approfitta quindi per dedicarsi alla gestione economica del paese e soprattutto a un’intensa attività architettonica.
Effettuò una spedizione nella terra di Punt che partì, approfittando dei venti favorevoli, dal nord da Qosseir nel Mar Rosso, raggiungendo dopo alcuni mesi la terra di Punt. Dagli articoli del carico di ritorno e soprattutto dalle cronache di questa fortunata spedizione che sono state tramandate dai bassorilievi di Deir-el-Bahari, fatti fare dalla regina per reclamizzare il suo personale successo, troviamo la conferma che solo dalle fertili terre dell'Etiopia si potevano raccogliere simili ricchezze. Ecco ora riportati qui di seguito alcuni passi tratti da alcuni testi:
<<...le navi furono colmate fino all'orlo coi preziosi prodotti della terra di Punt, coi suoi pregiatissimi legnami oltre a molta odorosissima resina e a giovane incenso...>>
<<...scimmie dalle lunghe code e levrieri ... e infine pelli di leopardo ed indigeni del paese...>>
Recentissimi studi genetici hanno identificato in una mummia egiziana disadorna e posta in una tomba secondaria (KV60) i resti di Hatshepsut. La cosa è stata possibile grazie alla comparazione del DNA della mummia con quello di un dente conservato con altri organi interni di Hatshepsut in un vaso canopo con un cartiglio inciso che riporta il geroglifico del nome della regina. La mummia è stata posta assieme a quelle dei faraoni nel Museo del Cairo.
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