I PENSIERI E LE EMOZIONI DI BARBARA TESTA AL RITORNO DALLA MISSIONE IN RWANDA
Se
partire è un po’ come morire, tornare allora è un po’ come
rinascere. E io sono rinata, tornando a Saint Kizito. Dopo cinque
anni di lontananza, ho rivisto visi e sguardi conosciuti, ho
avvicinato persone nuove, riconosciuto bambini che ormai sono
ragazzi. La vita qui è continuata, ci sono stati molti
miglioramenti, cambiamenti, ma non sono mutati i sorrisi, la voglia
di vivere di questi bambini e giovani ospitati nella missione di
padre Hermann. Alcuni di loro hanno preso la propria strada, sono
diventati adulti e ora vivono lontani, altri hanno deciso di rimanere
lavorando nella scuola, molti sono appena arrivati. Hanno storie
diverse, fatte di povertà e lutti, ma qui hanno trovato un’oasi di
pace e serenità, fatta di ritmi e quotidianità, di studio e impegno
costante, con la consapevolezza che solo con la determinazione si
riusciranno ad ottenere buoni risultati. Una parola mi ha
accompagnata in questa avventura, la sesta per me, ed è stata
“fiducia”.
Ho
sempre avuto fiducia in queste persone, nelle loro potenzialità. E
oggi ne ho più che mai. La scuola superiore vicino alla missione è
diventata, in sei anni, la migliore del Rwanda. Sforna studenti
modello che vengono accolti molto bene nell’università di Kigali,
la capitale. Ho fiducia e credo nelle potenzialità di tutti coloro
che ho incontrato. Penso che con il giusto aiuto, creando una strada
che possano percorrere, questi ragazzi potranno avere un futuro
migliore, e potranno a loro volta aiutare altre persone. Come le
maglie di una catena, che si intrecciano e diventano più forti
insieme, anche loro, i ragazzi di Saint Kizito, potranno diventare
forti unendosi. Ma la fiducia ce l’ho anche nei confronti delle
persone che vivono fuori dalla missione. Anche loro stanno
“crescendo”, stanno diventando sempre più autonomi. Più
biciclette in giro, più capre, più mucche, vogliono dire che piano
piano le persone hanno più soldi da parte per vivere. Hanno ancora
bisogno di un aiuto, certo, che però non deve essere semplicemente
“assistenziale”, non deve cioè dare un sostegno fine a se
stesso. L’aiuto deve permettere a queste persone di diventare
indipendenti.
E
poi ho fiducia nelle persone che aiutano dall’Italia. Con il loro
incoraggiamento, con la loro vicinanza, la nostra associazione
riuscirà a fare tanto, con la consapevolezza che il mare sia fatto
di tante piccole gocce. Dal Rwanda sono tornata rinvigorita, come mi
succede sempre. Cercherò di trasmettere la positività che mi porto
dentro, a più persone possibili. Perché la fiducia e la speranza di
un domani migliore non deve abbandonarci mai.
Barbara
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