mercoledì 28 dicembre 2011

Risotto alla melagrana

Impostare il risotto come sempre, facendo appassire la cipolla (io uso lo scalogno o quella bianca) nell'olio extravergine d'oliva e poi tostare il riso, quello adatto ai risotti che tenga bene la cottura. Si sfuma col vino bianco, in questo caso anche uno spumante secco sarebbe ideale. Sempre mescolando perchè non attacchi si aggiunge poi il succo di almeno una melagrana, che è stata spremuta con lo spremiagrumi come fosse un'arancia. Si continua la cottura come al solito, ovvero con brodo vegetale e non di carne. Quando il riso è cotto si spegne il fuoco e si può aggiungere una noce di burro e lasciar riposare pochissimi minuti coperto, in modo che si mantechi ma non si raffreddi. Poco prima di servire si aggiungono i chicchi di una seconda melagrana, che si era sgranata in precedenza perchè è lavoro delicato e i chicchi devono essere ripuliti della parte bianca che eventualmente resta attaccata ad essi. In questo modo i chicchi restano del colore più simile a quello originario e non diventano grigi e molli.
(foto da: nanopress.it)

martedì 27 dicembre 2011

La magia dei chicchi

Quest'anno più che mai dovremmo fare come nel Medioevo: mangiare tanti chicchi a Capodanno, sperando portino soldi e benessere. Ma perchè i chicchi? Immaginate di vivere in un mondo regolato dalle stagioni e dalla natura, come appunto succedeva in secoli in cui non esisteva la tecnologia della conservazione e della produzione e neppure i mezzi di trasporto veloci che ci sono oggi. Si poteva far affidamento solo sui prodotti locali e poco più. Solamente i ricchi (ed erano numericamente pochi) potevano permettersi certi prodotti e pure quelli provenienti da lontano. Dai chicchi nascono le piante. Quindi possedere dei chicchi in questo periodo significava: essere stato un buon contadino e averne prodotto a sufficienza da vendere e mangiarne durante l'inverno; e averne da seminare per il prossimo raccolto, in primavera o estate a seconda del prodotto. Insomma era garanzia di prosperità e 
 cibo per la famiglia. Ecco perchè per tradizione i chicchi portano bene. Allora per questo Capodanno prepariamoci un menù tutto a base di chicchi!

Una insalata in cui metteremo anche il mais 
Il formaggio con le noci
Il lardo a fettine sottili servito con le nocciole sminuzzate sopra
Il risotto col melograno (due volte chicchi!)
Lenticchie, ma anche fagioli o ceci o piselli
L'arrosto di maiale con l'uva
L'aspic ai frutti di bosco
Un dolce con l'uvetta e i pinoli

lunedì 26 dicembre 2011

Quiche di insalata belga e formaggio

Stendere della pasta sfoglia nella pirofila, punzecchiarla con la forchetta, spargervi sopra dell'insalata indivia belga tagliata non troppo sottilmente (ma se vi avanza la rossa di Treviso, va bene). Mettere sopra degli avanzi di formaggio, ideale il brie ma anche il fontal o l'asiago, la mozzarella o l'emmenthal. Sbattere leggermente 4 o 5 uova, salarle, aggiungere un goccio di latte per diluire ed erbette aromatiche a piacere; ideale l'erba cipollina e il prezzemolo. Chiudere la sfoglia in eccedenza ai lati oppure metterne una seconda per coprire tutto (in questo caso punzecchiare anche la seconda). Cuocere in forno, che sia già ben caldo e poi casomai si abbassa, per trenta minuti e servire tiepida

venerdì 23 dicembre 2011

Il galateo delle bollicine

Non si assaggia il vino, prima si servono le ospiti di maggior riguardo, poi la padrona di casa, qundi i commensali maschi, per ultimo il padrone di casa – che spesso si servirà da sé. Si versa in due tempi, per lasciare che la schiuma si adagi e non fuoriesca dal bicchiere. Si riempie fino ai 2/3 del calice e si porge, tenendolo per lo stelo – o ssia dove andrà afferrato con grazia, mai sulla base o attorno al bicchiere.
Il galateo delle bollicine è tutto su:
http://www.vanityfair.it/vanityfood/ricevere/galateo/galateo-dello-champagne

(foto da: freeforumzone.leonardo.it)

giovedì 22 dicembre 2011

Menù verde per Natale

Un cenone di Natale ''sostenibile'' per le tasche, per gli animali e per l’ambiente: e' quello che propone la LAV (Lega Anti Vivisezione) in collaborazione con lo chef Giuseppe Capano, esperto in cucina naturale.
Questo menu vegetariano, assicura l'associazione ambientalista, può essere portato in tavola al costo di circa 50 euro (costo totale per 4 persone) mentre anche il più semplice a base di carne o pesce raggiunge facilmente i 100 euro. “Un menu ‘verde’ per non restare al verde a causa del cenone di Natale - dichiara Paola Segurini, responsabile vegetarismo LAV - Un invito pensare ai nostri pranzi e alle nostre cene in modo davvero responsabile, senza lasciarci condizionare da quegli eccessi culinari che proprio durante le festività spesso subiscono rincari vertiginosi. Una scelta a tutto beneficio della nostra salute e degli animali che avremo contribuito a non uccidere”.
Continua a leggere su:
http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/energiaeambiente/2011/12/21/visualizza_new.html_16616118.html

sabato 17 dicembre 2011

Pranzo di Natale con due capponi

Vi propongo un articolo di Bressanini, di due anni fa, che ben si adatta all'attuale contingenza economica. In esso si propongono dei menù natalizi di altri tempi, pubblicati dalla Cucina Italiana, nei quali si vede come l'evoluzione economica vada di pari passo con il cambiamento del rapporto con l'abbondanza di cibo.

Le riviste di cucina sono solite, nel mese di dicembre, pubblicare dei menù natalizi. Nel 1934 la rivista La Cucina Italiana indisse un concorso per le lettrici chiedendo di stilare un menù natalizio per sei persone avendo a disposizione due capponi e 12 lire. Un Natale un po’ in economia quindi, e le cose sarebbero peggiorate l’anno successivo con l’imposizione delle sanzioni all’Italia e l’arrivo dell’autarchia (la rivista negli anni successivi pubblicherà di conseguenza delle ricette adatte ai tempi di ristrettezze, come i “biscotti sanzionisti”).
I menù proposti sono interessanti anche perché riportano il costo degli ingredienti.
Ecco il primo dei tre menù vincitori del concorso (come premio: un panettone e un astuccio da lavoro), in cui il cappone viene sfruttato sia per fare il brodo che come ingrediente principale delle pietanze:
Antipasto: capponi in maionese, guarniti
Minestra: tagliatelle con fegatini
Intermezzo di carne: tournados di cappone
Intermezzo di verdure: sedano dello sciatore
Arrosto: cappone arrosto con cavolfiore o polenta fritta
Frutta: arance deliziose

Continua a leggere su:

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/12/11/un-pranzo-di-natale-per-sei-persone-con-due-capponi-e-12-lire/

(immagine Babbo Natale da ecoseven.com)

giovedì 15 dicembre 2011

Maccheroni di Natale

Assomigliano agli ziti napoletani, ma sono più larghi; sono lunghi e tagliati di sbieco alle estremità. Vengono cotti interi, senza spezzarli, e serviti nel brodo di cappone ed accompagnati da pezzetti di salsiccia, che sono un portafortuna in quanto rappresentano le “palanche”, ovvero i soldi. Questi speciali maccheroni vengono prodotti in Liguria soltanto in occasione del periodo natalizio e hanno una lavorazione particolare. La tradizione li vuole a tavola il giorno di Natale. I ravioli erano un tempo invece per il giorno di Santo Stefano, volendo usare gli avanzi di carne.
Questa la ricetta originale tratta dalla Cuciniera Genovese dei Ratto (edizione del 1870)
Fate cuocere lentamente in pentola con acqua e sale un bel pezzo di manzo e un cappone con carota, sedano e una cipolla abbrustolita nel fuoco. Quando le carni sono cotte levatele e schiumate il brodo, poi colatelo e cuocetevi i maccheroni, ai quali si può aggiungere della salsiccia in pezzetti. Oltre alla salsiccia si possono aggiungere le zucche secche, già precedentemente fatte rinvenire in acqua  calda e le trippe già preparate, ottenendo così i tradizionali maccheroni di Natale.

(foto del piatto finito da: http://fornelliselvaggi.blogspot.com )


sabato 10 dicembre 2011

Un hamburger finto a 250.000 euro

Questo il costo della prima carne artificiale prodotta in vitro da un laboratorio olandese. Sarebbe la risposta alla richiesta sempre crescente di evitare di mangiare carne dopo aver fatto soffrire e ucciso animali. "L’idea del team di scienziati olandesi guidato dal professore Mark Post, si basa sulla moltiplicazione di migliaia di cellule staminali per la formazione di tessuto muscolare, creando così la carne senza però dover usufruire degli allevamenti nè tantomeno dover mandare degli animali al macello." In pratica: "Questa speciale carne viene prodotta con le cellule staminali dei suini, alimentate da un siero proveniente dai feti dei cavalli. Da qui si formano le strisce di muscoli che in seguito vengono attaccate l’una all’altra con il velcro, per ottenere qualcosa che sia più simile alla carne, anche se di colore più pallido per l’assenza di sangue e mioglobina. Ancora non si sa, infatti, se il sapore sia come quello della carne vera, ma si sta lavorando ancora al progetto nel tentativo di perfezionarlo, anche dal punto di vista del colore stesso."
Tutto l'articolo su:
http://www.mondoecoblog.com/2011/12/02/carne-artificiale-arriva-primo-hamburger-prodotto-labor/

giovedì 8 dicembre 2011

Corzetti genovesi al pomodoro


Per corzetto o croxetto si intende una pasta prodotta sia nel genovesato che nella zona di Carloforte in Sardegna. Possono essere dischetti un pò concavi, simili ad un'orecchietta pugliese, oppure dischi più grandi e con un disegno impresso da uno stampo. Le origini dei corzetti stampati sembrano risalire al Rinascimento, quando i nobili personalizzavano la pasta con lo stemma della propria famiglia. Si trovano in un ricettario astigiano del 1600, nel quale si consiglia di siglare la pasta con una moneta da un soldo, ma l'origine sarebbe Provenzale. Da quella zona si sarebbero diffusi in particolare nel genovesato e persino a Napoli. Infatti se ne fa cenno nel "liber de Coquina" scritto nel 1300 da un anonimo presso la corte Angioina (Carlo I d'Angiò aveva sposato Beatrice di Provenza). Ancora nell'800 nel Delfinato francese erano usati come piatto natalizio. 
Nel Levante Ligure, con la parola corzetto s’intende sia lo stampo di legno che la pasta così incisa.
Gli stampi sono composti da due parti: una è un cilindro con una parte dai bordi taglienti e serve per tranciare i dischi di pasta, l’altra ha la forma di timbro. Il legno utilizzato per la costruzione degli stampi è di essenze particolari (melo, pero, acero, faggio), per evitare che il tannino o le resine, presenti in altri legnami, trasmettano alla pasta un gusto sgradevole.
Oggi i corzetti si trovano confezionati come pasta secca anche nei supermercati, nell'angolo delle tipicità regionali.
Necessitano di cottura più lunga di altre paste ma conditi col sugo di carne o di funghi ma anche senplicemente con un sugo di pomodoro (insaporito da un abbondante soffritto di cipolla e due foglie di alloro) sono buonissimi.
(foto dello stampo da: coquinaria.it; foto del piatto pronto dell'autrice)