martedì 17 novembre 2009

DOLCE STEVIA CONTRO L'ASPARTAME (estratto di un articolo di Sepp Hasslberger)

Nel 1965 il chimico James Schlatter, lavorando per la G.D. Searle, nel tentativo di formulare un farmaco contro le ulcere allo stomaco combinò due aminoacidi: l'acido aspartico e la fenilalanina. Si accorse che il miscuglio era dolce e, sebbene non era questa l'intenzione, aveva scoperto una sostanza dal potenziale miliardario. Da allora fino al 1983, l'FDA si oppose alla messa in commercio di questo dolcificante che oggi si conosce col nome 'aspartame'. Pressioni politiche messe in moto da Donald Rumsfeld, già presidente della Searle trasferitosi a Washington durante la presidenza di Reagan, misero a tacere gli scienziati che avevano espresso dubbi e così nacque un business miliardario.
Oggi l'aspartame si trova in migliaia di prodotti dalle marmellate per diabetici alle bibite 'light', cioè con poco zucchero, dai biscotti senza zucchero alla polverina che aggiungiamo al caffè. Problemi che gli scienziati dell'FDA avevano notato, già emersi negli studi clinici, erano attacchi epilettici, cancro al cervello e morte degli animali. Nei primi anni di uso dell'aspartame le lamentele per gli effetti collaterali dell'aspartame erano tantissime. L'FDA, invece di togliere il prodotto dal mercato, smise di accettare le segnalazioni e negò in modo categorico che l'aspartame potesse avere qualsiasi effetto dannoso.
In Europa, l'approvazione per l'uso dell'aspartame era abbastanza facile. L'FDA è come il fratello maggiore per le nostre autorità sanitarie. Con studi truccati e con l'aiuto di pagamenti a qualche scienziato compiacente, l'Inghilterra l'approvò per prima. Quando la Monsanto, che aveva comprato la G.D. Searle, disse che il dolcificante era già approvato negli USA e nell'Inghilterra, gli altri paesi, incluso l'Italia, non ebbero scelta. Approvarono l'uso del dolcificante. Si ebbe così un'epidemia di problemi psichiatrici, un'aumento delle malattie cardiache, un vero boom del diabete e dell'obesità.
Nell'anno 2000 si portò la problematica dell'aspartame all'attenzione dell'allora ministro della Sanità Veronesi. La risposta faceva riferimento all'approvazione dell'aspartame da parte della Comunità europea, la quale si riferiva all'FDA e agli studi finanziati dai produttori. L'aspartame è tuttora in commercio.
La stevia rebaudiana, pianta nativa delle foreste amazzoniche è conosciuta per le sue foglie dolci. E pare che, nonostante il suo gusto zuccherino, non disturbi il metabolismo dei zuccheri di chi la consuma. Il suo estratto è fino a 300 volte più dolce dello zucchero. Ne basta pochissimo per dolcificare il caffè o il tè.
Ai tempi dell'approvazione dell'aspartame, la stevia era un concorrente scomodo e bisognava eliminarla. Negli USA, la Food and Drug Administration, da sempre favorevole alle grandi industrie, vietava l'uso della stevia come dolcificante. L'estratto rimaneva disponibile come supplement (integratore alimentare) ma il suo uso fu effettivamente limitato perché non poteva essere venduto come dolcificante.
In Europa, non era facile far vietare la stevia, ma con grande ingenuità, si trovò il metodo per farlo. Si seminarono "dubbi scientifici" sulla sicurezza della stevia nei comitati scientifici europei e nazionali e presto alcuni paesi vietarono il suo uso. L'Italia lo fece nel 1985 (due anni dopo l'approvazione dell'aspartame in USA) con una circolare a firma del ministro della Sanità Degan. L'ordine ministeriale vietava la vendita "di edulcoranti costituiti od estratti dalla pianta aromatica stevia rebaudiana" e ordinava il sequestro "dei prodotti rinvenibili in fase di commercio".
L'Europa però è grande e andare paese per paese a far vietare una sostanza scomoda era un'impresa faticosa, perfino per un gigante come la Monsanto. Bisognava trovare un'altro metodo.
Sempre nel 1985 ebbe inizio il maggiore scandalo alimentare di tutti i tempi in Europa, quello della malattia della mucca pazza. Lo scandalo coinvolse la Commissione europea, accusata di non aver agito in tempo per fermare la nuova peste delle mucche. In seguito, tutta la Commissione fu costretta a dare le dimissioni e, per "non ripetere mai più" questa esperienza, l'Europa cominciò a emettere nuove leggi restrittivissime.
Una delle nuove leggi necessarie per impedire che uno scandalo simile si ripetesse era una legge per vietare la commercializzazione di qualsiasi alimento che non poteva già vantare una lunga tradizione di vendita in Europa. Altre leggi restrittive che seguirono erano la direttiva sugli integratori alimentari e la direttiva sull'uso delle erbe curative. L'effetto di queste leggi era di fermare qualsiasi innovazione nel campo dell'alimentazione e della salute. L'approvazione di un nuovo alimento, di un ingrediente da usare negli integratori o di un'erba salutare adesso richiedeva una serie di studi scientifici simili a quelli necessari per approvare un medicinale. Nessuna di queste leggi avrebbe mai visto la luce se non nel clima generalizzato di paura e imbarazzo che seguiva lo scandalo della mucca pazza.
Ma l'estratto di stevia, fatto in Brasile, era ancora disponibile in diversi paesi europei e stava per conquistarsi una fetta del lucrativo mercato dei dolcificanti. Dopo anni di discussioni tra industria, Commissione europea e parlamento europeo, il regolamento sugli alimenti 'nuovi' fu approvato nel mese di gennaio 1997. Poco dopo, la questione della stevia come dolcificante in alternativa allo zucchero fu nuovamente sollevata. La Specchiasol di Verona si rivolse al comitato scientifico per gli alimenti, l'organismo che valutava la sicurezza degli alimenti. Dopo due anni di delibere, nella sua opinione del 17 giugno 1999, il comitato segnalava ancora "dubbi sulla sicurezza" dell'estratto di stevia e si diceva "insoddisfatto della documentazione" fornita. La Commissione europea ha quindi vietato, nel febbraio 2000, la vendita della stevia.
Così la stevia continuava a non essere accettabile come dolcificante in Europa, mentre l'aspartame portava guadagni miliardari alle multinazionali e danni ingenti alla salute degli utilizzatori. Il regolamento sugli alimenti 'nuovi' non consente l'uso di una sostanza se non dopo documentazione medica e tossicologica, consistente di studi clinici e di laboratorio dai costi praticamente inaccessibili che solamente le multinazionali della chimica e del farmaco se lo possono permettere.
Passano alcuni anni e l'aspartame comincia a perdere colpi. La campagna a livello dei consumatori che mette in evidenza la dannosità del dolcificante chimico ha i suoi effetti. La gente comincia a storcere il naso quando sente parlare di aspartame e comincia a evitare le bevande "light". Le vendite delle bevande gassate soffrono. Alcune fabbriche che producono aspartame in Europa chiudono. La Merisant di Chicago, erede della Monsanto che vende l'aspartame sotto il nome "Equal" in tutto il mondo va in bancarotta, schiacciata dai debiti.
E le bevande "light"? Nessun problema, dicono alla Coca Cola Company: abbiamo fatto studi su un estratto di stevia. Il marchio commerciale si chiama Truvia e il nuovo dolcificante è stato sviluppato dalla Coca Cola con l'aiuto del Cargill, multinazionale del grano e degli alimenti industriali e dei farmaci. Anche la Pepsi ha preparato il suo estratto di stevia. Si chiama PureVia ed è simile a quello della Coca Cola. Il business continua. Così in futuro potremo trovare la nostra bevanda light senza aspartame, dolcificata con la stevia.

Sarà solo questione di tempo affinché anche le autorità "scientifiche" europee si renderanno conto che la stevia non era così pericolosa e che era solo un equivoco. O potrebbe essere stata tutta una strategia progettata a tavolino?
(fonte: laleva.org; immagini dal web)

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