venerdì 16 ottobre 2009

Diminuzione delle ore di sonno e relative conseguenze metaboliche (uno studio)

L’insonnia, ha conseguenze sulla qualità del nostro sonno e probabilmente sul rischio dell’obesità e del diabete, secondo quanto emerge da diversi studi. Dormire è essenziale per la vita, supporta numerose funzioni fisiologiche e psicologiche tra cui la riparazione dei tessuti, la crescita, il rafforzamento della memoria e l’apprendimento. Nonostante gli adulti abbiano una soggettiva necessità di ore di sonno, gli esperti affermano che dormire meno di 7 ore per notte per lunghi periodi può avere effetti negativi per il cervello e il corpo. 
Quando si esaminano le relazioni tra sonno e metabolismo, è spesso difficile determinare se particolari condizioni metaboliche condizionano il sonno oppure se sono la qualità e la quantità del sonno a condizionare il metabolismo. Ad esempio si rilevano periodi più lunghi di sonno profondo in persone fisicamente attive e in chi ha un’iper-attività della tiroide, entrambe queste condizioni sono associate ad un metabolismo più veloce. Al contrario, persone con un’ipoattività della tiroide o chi ha un metabolismo più lento, godono di una minore quantità di ore di sonno profondo.

Tornando al rapporto sonno-metabolismo, si può constatare che la carenza di sonno è correlata ad indesiderabili alterazioni dell’attività metabolica. Per esempio un aumento dei livelli ematici di cortisolo (ormone coinvolto nella risposta allo stress) ha degli effetti sulla risposta immunitaria, sulla capacità dell’organismo di far fronte all’ipoglicemia e sul controllo dell’appetito. Tali variazioni si riscontrano in chi subisce interruzioni del sonno, ad esempio da parte di neonati o per una malattia. Il risultato finale è che la normale attività del nostro organismo è disturbata dalla mancanza di sonno, soprattutto per le indiscutibili conseguenze metaboliche.
Come fa la mancanza di sonno ad influenzare la salute?
Studi epidemiologici e di laboratorio suggeriscono che la perdita di ore di sonno può giocare un ruolo nell’aumento della prevalenza del diabete e dell’obesità. La relazione tra diminuzione delle ore di sonno, aumento di peso e rischio di diabete interessa le alterazioni nel metabolismo del glucosio, l’aumento dell’appetito e la diminuzione del consumo energetico.
Brevi periodi di riposo notturno sono associati ad una diminuzione della tolleranza al glucosio e ad un aumento dei livelli ematici di cortisolo. “Tolleranza al glucosio” è il termine utilizzato per descrivere come il corpo controlla la disponibilità del glucosio ematico per i tessuti e per il cervello. Alti livelli ematici di glucosio e di insulina, a digiuno, indicano una scarsa capacità dell’organismo di utilizzare il glucosio. È stato dimostrato che una bassa tolleranza al glucosio è un fattore di rischio per il diabete di tipo 2. La ricerca ha evidenziato che un lungo periodo di restrizione delle ore di sonno (6,5 ore per notte) può portare ad una diminuzione del 40 % di tolleranza al glucosio.
Diversi studi riportano che in molte persone esiste un’associazione tra la riduzione dell’abituale durata del periodo di riposo notturno e l’aumento dell’indice di massa corporea (IMC). Un ridotto periodo di sonno viene associato a modificazioni degli ormoni deputati al controllo dell’appetito: i livelli di leptina (che riduce l’appetito) risultano bassi, mentre i livelli di grelina (un ormone stimolante l’appetito) sono elevati. Tali effetti si rilevano quando la durata del sonno è inferiore alle 8 ore. Questo suggerisce che la diminuzione delle ore di sonno è un fattore di rischio per l’obesità. Uno studio di controllo condotto su maschi sani ha evidenziato che un periodo di sonno di circa 4 ore per notte è associato ad un significativo aumento del desiderio di consumare alimenti ipercalorici con un alto contenuto di carboidrati (dolci, cibi salati o ricchi di amido). È stato visto, inoltre, che l’appetito è aumentato.
Dedicare poco tempo al sonno permette di avere a disposizione più tempo per mangiare e bere – ci sono alcune ricerche che mostrano che questo è uno dei motivi per cui si considerano i ridotti periodi di riposo notturno dei fattori predisponenti per l’obesità. Dal punto di vista del bilancio energetico, le persone che dormono poco sono verosimilmente fisicamente meno attive e ciò comporta un minor dispendio energetico.
Considerati insieme, l’aumento dell’appetito, del desiderio di cibo e la diminuzione dell’attività fisica costituiscono una convincente spiegazione del ruolo svolto dal sonno sulla gestione del peso.
Il problema dell’apnea nel sonno colpisce circa il 24 % degli uomini e il 9 % delle donne. Questa patologia è caratterizzata da pause nel respiro durante il sonno, che causano un disturbo del riposo notturno e un affaticamento durante la giornata. Esiste una forte associazione tra questo disturbo e l’obesità. Alcuni studi hanno evidenziato che le persone affette da apnea nel sonno presentano anomale modalità di riposo che possono esacerbare disturbi metabolici associati alla diminuzione delle ore di sonno, come l’aumento dell’appetito. Perciò l’apnea nel sonno, causata dall’obesità, può influenzare l’appetito e il dispendio energetico promuovendo a sua volta l’obesità. Sono quindi necessarie altre ricerche per comprendere completamente questa relazione.
Conclusione
La mancanza di sonno di alta qualità sembra incidere sui meccanismi fisiologici che regolano il bilancio energetico, cioè sull’appetito, sulla sete e sul dispendio energetico. Accanto a questo, la mancanza di riposo influisce negativamente sulla capacità dell’organismo di utilizzare il glucosio e può aumentare il rischio di diabete di tipo 2. Non è chiaro, ad ora, come i cambiamenti dei periodi di riposo possano essere usati per creare condizioni favorevoli per la gestione del peso corporeo e per la riduzione del rischio delle malattie ad esso correlate.

3 commenti:

  1. Magari avessi letto queste notizie qualche decennio fa.... forse la mia vita avrebbe preso una piega diversa , ma la vita non è fatta di se. Sono sempre interessanti i tuoi post grazie Tonina

    RispondiElimina
  2. ma sai...sono studi, non è detto che sia la verità vera. Chissà perchè io penso invece che le persone che dormono meno siano più attive, al contrario di quel che dice l'articolo. Inoltre non tutti gli insonni mangiano durante le ore sottratte al sonno. E infine: i bulimici si alzano di notte a mangiare e poi dormono di nuovo. Io dormo molto (forse male) ma ho il metabolismo (almeno fino a qualche tempo fa l'avevo) alto e sono sempre stata magra, ma ho sempre mangiato anche poco. mah...

    RispondiElimina
  3. Io ho un metabolismo nulloooooooooo trai le tue conclusioni :(

    RispondiElimina